La libertà all’improvviso
Évelyne Pisier
Caroline Laurent
La libertà all’improvviso di Évelyne Pisier, Caroline Laurent
Mona Desforêt ha la grazia e la giovinezza delle fate. In Indocina tutti gli occhi sono per lei. Nel frattempo il Paese sta bruciando, preso tra l’occupazione giapponese, le infamie e l’ascesa del Viet Minh. Così, insieme alla figlia Lucie e al marito, un ufficiale di alto rango coinvolto con il regime di Pétain, fugge in Nuova Caledonia. Nella nuova destinazione, a Nouméa, i giorni sono scanditi da monotonia, ordinario razzismo e nuoto in laguna. Lucie sta crescendo e Mona vive di sogni e immaginazione fino al giorno in cui incappa nella lettura de Il secondo sesso di Simone de Beauvoir. È la nascita di una coscienza, l’inizio della libertà. Tornata in Francia da donna divorziata e indipendente, Mona introduce la figlia alle lotte femministe e alla guerra per la liberazione anticoloniale dei popoli. Da questo momento in poi, Lucie coltiva un solo sogno: andare a Cuba. Non sa ancora che lì incontrerà un certo Fidel Castro…
Romanzo tratto dalla storia vera di Évelyne Pisier.
“È una storia da non crederci. Quella di due donne, Évelyne Pisier e la madre, le cui vite hanno abbracciato fino all’estremo tutte le battaglie femministe. Esaltante e onesto.”
Guillaume Roquette, Le Figaro Magazine
“Una volta terminato questo libro, lo posiamo delicatamente, come faremmo con una bevanda forte e rilassante. Alla fine delle 430 pagine de La libertà all’improvviso, c’è questa ebbrezza di aver accompagnato la vita di donne che hanno dolorosamente conquistato la loro indipendenza.”
Hervé Brusini, France Info, Culturebox
“Un inno alla vita, una vita di cui ci si ricorda a lungo dopo aver richiuso il libro”
Françoise Dargent, Le Figaro
ISBN: 9788899699475
Pagine: 436
Data di pubblicazione: 2020
Traduzione di Sabrina Campolongo
Le Prix Marguerite Duras 2017
Grand Prix des Lycéennes de ELLE 2018
Le Prix Première Plume 2018
Estratto/anteprima del libro
Quel che era rimasto più nitidamente nel suo animo era sua madre che le ripeteva quella frase incredibile: «Raccogli un po’ d’erba e mangiala.» tanto che Évelyne ne aveva parlato in una o due interviste. Io volevo che scavasse in quell’episodio. Non si può crescere in prigione con la propria madre senza che questo condizioni la vostra vita. Quella reclusione inaugurale rimandava pesantemente alla loro ricerca della libertà.
Évelyne aveva preso degli appunti sopra un documento che le avevo lasciato in occasione del nostro primo incontro. Sono riuscita a recuperarlo. I fogli ora sono pieni di orecchie, ci sono delle macchie e l’odore di tabacco si è mescolato a quello della carta. In cima ci sono le parole “Traccia di lavoro” che io avevo battuto al computer. Vi ritrovo le mie indicazioni (“trattare in questo punto il mito del padre eroe di guerra”) e accanto la sua scrittura in inchiostro blu. Qui e là ha scritto: “romanzare personaggi padre/madre” “chiarire” “insistere” “corpi delle donne”. E nel mezzo della seconda pagina questa parola improbabile, sottolineata con un tratto sicuro, che mi strappa un sorriso: “Nem.”